Scolpire il legno o plasmare la creta era per Grott il sublime travaglio di liberare lo spirito con nostalgia di perennità: l'anelito di una durata dell'opera oltre il limite della precarietà e della finitudine esistenziale.
Per molteplici aspetti la scultura di Cirillo Grott (per lui indefettibile ragione di vita e di fede) può considerarsi religiosa anche quando non pertiene direttamente al genere dell'arte sacra: ed è tale in quanto, pur dentro la storia, contiene un'ulteriore segreta tensione verso il superamento del contingente, verso una non mai appagata trascendenza. Squisitamente religiosa era l'inquietudine creativa del Nostro, che lo spingeva ad animare spiritualmente la materia subordinandola a un più elevato dominio. Nella sua opera l'anima si fa luce e apre nella "notte" della materia un trepido varco per l'aurora dello spirito.
L'arte di Cirillo Grott è essenzialmente religiosa, sia che rappresenti, di volta in volta, la "pietas" virgiliana o l'umiltà francescana, la crocifissione di Dio o quella dell'uomo, la gloria dell'Eterno o le spine del tempo.
testi di Benvenuto Guerra
La sua arte, sempre sostenuta da una notevole provvedutezza tecnica e professionalità, rifugge tanto dall'immobile effimera è quanto dalle etichette sistematiche e riduttive: la sua produzione, anche nelle opere più tormentate dell'attenzione della ricerca, rimane sostanzialmente nell'ambito figurativo, assunto combinazione di fedeltà all'uomo E al suo universo valoriale. Anche perché per Grott l'arte non può prescindere dalla comunicazione e, quindi, da un linguaggio universale.
Il realismo dell'artista Trentino, ma il meramente riproduttivo o mimetico, rimanda allusivamente all'oltranza del reale. In particolare le sue trepide figure femminili a dopo il brano un mistero appena velato della grazia dell'apparenza.
Negli anni Ottanta, attenuata l'inquietudine esistenziale e della ricerca, il nostro realizza opere che conciliano profondamente tradizione e innovazione, forza e dolcezza, arcana suggestione e luminosa purezza.
Scolpire il legno significa anche realizzare un'interazione fra l'idea dell'artista e la struttura originaria del tronco selezionato, inverando l'intuizione baconiana secondo cui "la natura si vince obbedendole".
testi di Benvenuto Guerra